Quando ho detto a mia nonna che sarei andato a Gerusalemme mi ha risposto testuali parole: “Gianlù ma c’è Pompei, Lourdes. Non è meglio a nonna?”

Il viaggio ad Israele nasce tempo addietro alla partenza. Mi chiama Emanuele dopo avermi chiesto il numero tramite Instagram. Si delineò sin da subito la possibilità di poter collaborare. L’occasione era molto interessante: il Jerusalem Blogger Summit. Un evento che riuniva blogger, da tutto il mondo, in 5 giorni tra conferenze, workshop, presentazioni e tour in città. 

Avevo da tempo il desiderio di visitare questa città, un po’ stuzzicato dalle ispirazioni su Instagram ma ancor più incuriosito dalla storia che racchiude una città come Gerusalemme.

L’avventura verso Israele iniziò ben presto, il giorno prima della partenza mi accorsi di non avere incluso il bagaglio da stiva. Preso dal panico cerco in tutti i modi di capire se si poteva inserire. Così il mattino seguente lessi che mi avevano aggiunto il bagaglio. Sano e salvo, come ben sapete il mio bagaglio a mano è unicamente riservato all’attrezzatura fotografica. Per cui o avrei fatto soltanto foto o mi avrei avuto dei ricambi di abiti.

All’aeroporto di Napoli succede un qualcosa di strano, mai accaduto in vita mia. Al check-in mi  chiedono perché mai fossi in fila…ovviamente la mia risposta stupita con un mezzo sorriso, pensando che fosse una domanda di rito. Ad ogni modo il tipo della compagnia aerea chiama un collega che mi chiede di seguirlo. Tempo due minuti dopo avergli fornito il passaporto ed iniziò a farmi domande a raffica: cosa faccio, perché, con chi, dove, quando, se sono fidanzato (?), i miei genitori che lavoro fanno. In particolare se fosssero ricchi e quindi chiede di mio padre (mah!). Dopo poco inizia ad aprire tutti i miei bagagli e a controllare ogni singolo capo passandoci su un nastro. Ogni singolo capo (anche gli slip). Figuratevi dopo con lo zaino fotografico, addirittura volle vedere il treppiedi aperto e allungato al massimo 😂

Al termine mi chiese, perché secondo lui c’erano incongruenze, cosa ci facessi mai a Napoli se il passaporto ha residenza Roma. Gli spiego che quando l’ho fatto avevo residenza a Roma e da qui parte un altro interrogatorio. Ovviamente non avendo nulla da nascondere tutto fila liscio 😂 ma nel frattempo, mentre rispondevo, lui faceva strani disegnini su di un pezzo di carta. Mi chiede perché mai avessi un sacchetto Hogan con delle scarpe Adidas all’interno (???). E quanto costassero i miei occhiali da sole Gucci. Infine curioso dell’attrezzatura fotografica mi chiese il costo di ogni singolo pezzo 😂

Tutto questo in circa un’ora.

Finalmente mi diede l’ok, vado al check-in e la signorina mi dice che non esisteva alcuna prenotazione a mio nome. Dopo poco si scusa perché aveva cercato un passeggero di cognome Gianluca e non Bruno. 

Tutto molto divertente!

Finalmente passai i controlli di sicurezza e mi dirigo verso l’aereo. 

Di fianco seduta c’è una signora che guarda uno spettacolo al pc con delle cuffie. Rideva come se non ci fosse un domani in modo sguaiato. Tutti la guardavano ma lei ben fiera continuava.

All’aeroporto mi attendeva Alex, che mi diede alcune indicazioni (scheda sim dati, ebbene sì: 50€! Mai capitato una cifra così alta) su come raggiungere l’hotel. Conobbi Anastasia una ragazza russa che vive a Londra, anche lei fra le blogger selezionate per questo summit. Ci avviammo insieme alla stazione. L’occhio cadde subito su di un signore strapieno di armi  (aveva un mitra a tracolla e due pistole dietro). Anastasia curiosa decise di chiedergli perché mai fosse così armato (pazza!) e se fosse tutto ok. Lui ci sorrise e ci disse che era della polizia locale e che era tutto normale. Anzi, il fatto che lui ci fosse a bordo del treno garantiva sicurezza, disse.  

Raggiungemmo la stazione di Gerusalemme in circa 25 minuti dall’aeroporto di Tel Aviv. Stazione molto bella per altro, dove alle spalle c’è un bellissimo ponte realizzato da Calatrava. Prendemmo un tram che ci lasciò fuori l’hotel. L’Ibis styles è un 4 stelle essenziale, accessibile a tutti con prezzi modici. Non vi aspettate quindi i nostri 4 stelle, ma etcomhnque un ottimo compromesso per essere in centro a Gerusalemme. All’8 piano la sala colazione. L’impatto con il clima non fu così traumatico anche se i condizionatori sparati non facevano presagire nulla di fresco 😂

Alle 18:30 avevamo appuntamento con chi era presente già in hotel. Incontrai gli altri blogger italiani, conobbi Mattia Bonavida e Matteo Acitelli che già seguivo da tempo su Instagram. Soprattutto Mattia molto vicino al mio di genere di fotografia. Conobbi poi anche Sarah e Laura. Ci portarono su di un rooftop di un ostello, dove facemmo aperitivo con drink alcolici (una costante di questo viaggio, se avete seguito le stories su Instagram). Rientrammo in hotel abbastanza stanchi dal viaggio, cenai con Benedetta una blogger italiana, un pezzo di pizza (i miei amici napoletani volevano massacrarmi dopo aver visto una storia :D) e rientrammo in hotel stanchi morti. 

Il giorno seguente avevamo la giornata piena tra conferenze, presentazioni e workshop. Non appena terminate ci portarono in giro a Gerusalemme divisi per gruppi con alcune visite selezionate in base all’interesse ed alla pertinenza con il profilo/target. A me e a Benedetta toccò un giro in centro presso alcuni negozi tipici di cui un tatuatore ed un venditore di dischi musicali. Dopo queste due visite, facemmo la nostra prima visita al Muro del Pianto ed alla Basilica del Santo Sepolcro.

Furono entrambe esperienze molto particolari e sentite, specie all’interno della basilica. Dove i fedeli concentrati a pregare e disperatamente alla ricerca di un miracolo. Un luogo così insito di religione non l’avevo mai visto né vissuto così da vicino, fu molto toccante. Al Muro del Pianto ci si accede in due aree diverse per gli uomini e per le donne. Gli uomini dovevano indossare il Kippah mentre le donne non potevano avere spalle e braccia scoperte. C’era un caldo incredibile, sembrava di essere nel fuoco ma questo fece aumentare quell’incredibile magia formatasi sin dai primi passi in quei luoghi.

Rientrammo in hotel dove cenammo e la sera ci dedicammo a qualche foto notturna.

L’indomani ci regalarono una giornata libera per visitare a nostro piacimento la città, facemmo così un po’ di giri in centro soprattutto al mercato coperto dove mi sbrizzarrì parecchio con foto di strada e di dettagli. Pranzammo presso la birreria Hatch Beer dove producevano birra artigianale ci mostrarono l’intero processo di lavorazione. Appena dopo pranzo decidemmo di fare un giro presso alcune chiese e di visitare alcuni quartieri (ebraico, armeno, cristiano e musulmano) dove scattammo un po’ di foto. 

La sera partecipammo ad un workshop in cui ci mostravano/insegnavano a preparare l’hummus (una salsa a base di ceci) presso un ostello e fu molto divertente.

Dedicammo qualche ora ad una sessione di foto in notturna con Mike, un fotografo inglese (l’unico del gruppo proveniente dalla Gran Bretagna). 

A seguire nei giorni successivi facemmo una presentazione dei nostri scatti (così come tutti i blogger presenti) e dedicammo ognuno di noi pochi minuti a fornire una propria impressione dell’esperienza israeliana. 

Particolare fu il giro presso alcuni bar/pub nella movida di Gerusalemme. Cocktail e musica dal vivo come se non ci fosse un domani. Musica ad alto volume e tanti ragazzi che si divertivano. Da questo punto di vista mi sorprese tanto la città. 

Durante l’ultimo giorno ricadde la parata del Gay Pride e la città si blindò completamente, era impossibile accedervi/uscire se non da alcuni punti. Cecchini e posti di blocco ovunque. Noi facemmo un fantastico aperitivo su di un grattacielo all’imbrunire. 

La città è molto pulita. Polizia ovunque, ragazzini arruolati ed armati fino alla testa. Controlli inspiegabilmente severi all’aeroporto (ammazzano il turismo!), cibo strabuono nonostante io non ami particolarmente il cibo speziato. Persone scontrose ma forse perché diffidenti, infatti tutti gli addetti ai lavori e al turismo erano squisite. 

L’esperienza a Gerusalemme fu molto positiva, la città mi ha impressionato e mi diede una carica incredibile. Ed è stata la sensazione più tangibile sin dall’inizio, ebbi la possibilità di ritrovarmi in una delle città forse dove più s’incrociano culture, religioni, etnie differenti. Ci tornerei ben volentieri per riviverla ancora una volta.