In concomitanza con il biglietto aereo per il Giappone, mi regalai anche un volo per le Seychelles.

Il mio regalo di Natale si definì subito. Da Roma alle Seychelles, passando per Addis Abeba, durante il periodo di giugno. Ho sempre sognato spiagge selvagge e natura incontaminata e, perché no, un po’ di sano relax.

Solitamente i preparativi ai miei viaggi, contestualmente alle sempre presenti peripezie durante i mesi precedenti, si sono rivelati sempre funesti. Mai come stavolta però arrivai sereno al fatidico giorno per il viaggio alle Seychelles.

Non amando le spiagge affollate, il mare sporco, il caldo asfissiante o complessi balneari particolarmente turistici che si allontanano dalla mia concezione di mare, ci ho rinunciato per circa due anni. Non ricordavo precisamente che sensazione avesse immergersi in acqua e farsi una nuotata.

In Italia durante i mesi estivi preferisco lavorare piuttosto che andare al mare, oppure scelgo mete poco battute dal turismo di massa stagionale. Non a caso l’anno scorso, come vacanza estiva, scelsi un viaggio in solitaria in Lapponia.

Quest’anno però sono arrivato ai primi mesi primaverili molto scarico ed avevo necessariamente bisogno di realizzare quell’idea di mare che in questi anni mi ero costruito.

Il viaggio alle Seychelles con la compagnia Ethiopian Airlines fu molto tranquillo, a parte lo scalo all’aeroporto etiope di Addis Abeba. In sostanza, per la coincidenza ci fecero attendere – senza alcun tipo di controllo – all’interno di una grande sala con sedie e nient’altro a disposizione, se non uno grosso dispenser d’acqua potabile (?) e dei bagni poco praticabili.

Atterrammo alle Seychelles, all’aeroporto di Mahe che dista circa 11km dalla capitale. Un aeroporto praticamente sul mare. Ha avuto così inizio la nostra vacanza, direttamente dall’aereo.

Trascorremmo la prima notte proprio nella capitale, sostanzialmente vuota e con poco da vedere. L’indomani prendemmo il primo traghetto che ci portò a Praslin, la nostra prima tappa del viaggio alle Seychelles.

PRASLIN

Circa 1 ora di traghetto, tra il caldo asfissiante e l’ondeggiare continuo, personalmente mi procurò non pochi scombussolamenti. Non avevo mai sofferto di mare prima ma quel viaggio di 1 ora fu un vero e proprio incubo!

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Spostarsi a Praslin non è semplicissimo, nel senso che bisogna munirsi di un’auto oppure un driver, quest’ultima soluzione è molto dispendiosa economicamente e non la consiglio. Noleggiammo un’auto, anche perché escludemmo il percorso in bici, a causa delle strade poco praticabili e quindi pericolose.

Fummo ospiti all’interno di una villa che affaccia su di Anse Lazio. Uno spettacolo della natura.

La villa sorge su di una collina e raggiungerla diventa un’impresa a causa dell’impervietà della salita. Per nostra sfortuna, il maltempo – che ci fece compagnia per due giorni – rese ancor più impraticabile la salita.

L’isola di Praslin si trova a nord-est di Mahe ed ha numerose spiagge completamente selvatiche e poco attrezzate. Fu l’aspetto che più mi piacque: pochi metri di distanza separavano le rocce e la spiaggia, nessun complesso turistico particolarmente invadente e spiagge incontaminate.

Praslin è poco turistica, fu una sensazione che avvertimmo sin da subito. Incontrammo tantissime persone locali e pochissimi turisti. Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è uno dei luoghi dove la rara palma del “coc de mer” cresce allo stato naturale. Ed a questo proposito, credo di aver mangiato un cocco STREPITOSO proprio durante una delle bellissime mattinate al mare.

La spiagge di Praslin:

  • Anse Lazio: palme, alberi e sabbia bianca. Uno spettacolo agli occhi, una delle più popolari e fotografata di Praslin.
  • Cote d’Or: lunga circa 3km e caratterizzata dal colore turchese inconfondibile del mare
  • Anse Georgette: granito e vegetazione alle spalle che domina la spiaggia. Per accedervi avete bisogno di un’autorizzazione.
  • Grand Anse: particolari sono le le maree che caratterizza l’interno periodo che va da maggio ad ottobre.

Preferimmo pochi spostamenti durante la permanenza proprio per rilassarci il più possibile. Spesso abbiamo cenato in villa per la presenza di pochi ristoranti. Facevamo la spesa in piccoli e caratteristici market optando per la cucina di piatti tipicamente italiani.

Trascorremmo precisamente 3 notti a Praslin e da lì ci trasferimmo a La Digue, con il traghetto che ci impiegò circa 30 minuti per arrivare. Di nuovo male, il mio stomaco voleva tuffarsi a mare.

LA DIGUE

Fu una vera e propria scoperta, non credevo ai miei occhi. Le foto che avevo visto su internet erano l’esatta trasposizione di ciò che avevo dinnanzi. Rocce levigate che riflettevano i colori circostanti, spiagge bianche e palme alle spalle. Poche persone in giro, anche se molto più turistica rispetto a Praslin.

A La Digue si può tranquillamente girare in bici, anzi è il mezzo più indicato in quanto i taxi sono inesistenti ed in macchina non si gira. Per visitare l’isola, la bici è perfetta. Difatti noleggiammo le bici presso l’hotel dove alloggiavamo, vicino al porto dove attraccano i traghetti. In pieno “centro”, da lì potevamo spostarci con poche e piacevoli pedalate presso le spiagge più belle di La Digue.

La Digue ha una superficie di 10 km² e circa 2000 abitanti locali. Fronteggiata da una barriera corallina sulla parte occidentale. L’attrazione principale è Anse Source d’Argent, una delle spiagge più belle al mondo, fotografata da ogni angolo e prospettiva.

Il cibo a La Digue fu veramente saporito: in particolare durante il nostro soggiorno, essendo i soli all’interno dell’hotel, il cuoco si divertì non poco a cucinare prelibatezze locali.

Rientrammo a Mahe dove avevamo l’aereo che avrebbe fatto poi scalo a Addis Abeba per poi rientrare a Roma.

Posso ritenermi abbastanza soddisfatto delle mie vacanze estive, probabilmente con un po’ più di fortuna avremmo potuto goderci maggiormente il soggiorno (causa maltempo). Erano ormai 2 anni che non andavo a mare e direi di aver fatto la scelta migliore optando per le Seychelles.