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Disteso a pochi metri da il Lago del Matese, mi godevo l’immensità e la spontaneità della natura.

Il Lago del Matese fa parte sicuramente di uno dei miei – primi – rifugi, dove la pace regna e l’aria, quella vera, che si respira dona momenti dove il tempo sembra essere scansionato attimo per attimo. Ho sempre avuto la strana concezione di pace, quella interiore, che ritrovi soltanto in determinati luoghi e – soprattutto – in determinati momenti. Ho amato la natura in un modo strano, definirei platonico, seppur io abbia sempre vissuto in un paese di provncia, dove tutto c’è (?) tranne che paesaggi bucolici. Un po’ come la famosa canzone di Vasco – La noia che evoca questa spassionata voglia di espatriare, verso un mondo che hai sempre sognato: bene io ho sempre desiderato trascorrere il mio tempo, magari non limitandomi a quello libero, in posti del genere. Poi la vita fa il suo decorso.

Ricordo, durante gli ultimi anni di liceo, un primo approccio teorico lo ebbi quando la professoressa trattò Virgilio (poeta latino) con le sue poesie bucoliche. Tra i banchi di scuola ho sempre fatto fatica a soffermarmi su concetti strettamente teorici, ma con l’immaginazione in quei frangenti andavo oltre. Nonostante lo stesso poeta latino narri di paesaggi legati quasi interamente alla Pianura Padana, che poco calzano con il luogo della mia istantanea. Eppure durante quei due giorni di pace, qualcosa mi ha sempre attratto e ricondotto proprio lì, in quei banchi di scuola.

Da qualche anno, con la passione della fotografia, ho sempre stampati in mente questi paesaggi che trasformano le mie idee in associazioni al passato, luoghi che sognavo. Ora che, probabilmente, non mi manca granché, posso finalmente raggiungerli, senza grossi problemi. Un primo approccio a questo tipo di naturalezza, sponaneità, l’ho avuto visitando per due soli giorni la località San Gregorio Matese, dove l’attrazione principale (fatico a chiamarla attrazione! Siamo in natura, completamente) è un lago naturale ai piedi del Monte Miletto. Una collocazione speciale, una sorta di conca, dove tutt’attorno si ergono montagne dall’aspetto maestoso, ma allo stesso tempo dolci, che si fanno desiderare. E lì a poca distanza il pascolo di animali: cavalli e pecore su tutti. Un quadro che sognavo, da tempo, che conservo gelosamente in una fotografia.

Disteso ad ascoltare la natura, mi rifugiavo laddove tutto era scandito di attimo in attimo. Il tempo sembrava passare lentamente e lo si viveva regalando l’accezione giusta che meritava, ogni-singolo-istante.

DOVE SI TROVA?