Il viaggio on the road in Irlanda non era programmato, anzi. Dopo un periodo veramente cupo in cui mi son chiesto spesso e volentieri se fosse mai stato possibile ripartire senza dover dare spiegazioni a qualcuno oppure solo per lavoro, nasce l’opportunità, colta al volo, di partire.
Prima di partire per l’Irlanda, sono stato in Turchia per un viaggio on the road che aveva come punto di partenza Trabzon sino ai confini con la Georgia. Ne ho parlato un po’ e pubblicato un mini-video nel mio profilo Instagram, spero di scrivere qualcosa anche sul mio blog.
Questo viaggio on the road in Irlanda ha però la priorità, ho sentito il bisogno di dare precedenza ad un’esperienza tanto significativa quanto emozionante.
Nato tutto un po’ per caso, da una chiacchierata nata – come tante altre – tra me ed Ylenia. Un confrontarsi continuo sui viaggi da poter fare, sulla voglia di ricominciare a viaggiare come una volta. Ma ogni qual volta eravamo frenati dalle varie normative in vigore causa pandemia. L’Irlanda sembrava essere una buona opportunità, una meta poco battuta in estate, tanto da prenotare in poche ore. Più precisamente, questa la cronologia degli avvenimenti più importanti:
22 luglio 2021 ore 13:11: Ylenia mi contatta per chiedermi un parere su un eventuale viaggio in Irlanda per quest’estate. Mi propongo come terzo incomodo. Io, Ylenia e Linda.
2021 ore 17:13: Prenotiamo i voli, partenza da due città differenti. Io lavorando a Roma preferisco partire da Fiumicino, mentre Ylenia e Linda da Napoli. Allo stesso orario abbiamo il volo, così da ritrovarci indicativamente verso le 23:30 all’aeroporto di Dublino (almeno questi erano i piani!).
26 luglio 2021 ore 14:30: Dopo un po’ di anni ci rivediamo di nuovo e definiamo il percorso. <– Occhio a questa parola, diventerà a breve uno dei fulcri del racconto! Vado allo studio di Ylenia per definire per sommi capi le tappe principali per poi prenotare i vari hotel/b&b. Definiti i punti e soprattutto in quali zone soffermarci, decidiamo che dirigerci a nord sia la scelta migliore. La tappa a Cobh non era prevista, e Westport invece si. Decidemmo di provare a dirigerci ancora più a sud per visitare questa cittadina vicino Cork.
Nei giorni successivi mi sono adoperato per:
- Definire il tour: era importante cercare di perdere poco tempo dato che avevamo giusto una notte in ogni località, per cui i tempi erano strettissimi e rischiavamo di non farcela se avessimo tentennato. Il tutto però aveva una sola prerogativa: lo stress da parte e godersi ogni momento. Avremmo poi adattato eventualmente le tappe e ridefinito senza alcun tipo di problema il percorso.
- Fissare le tappe per prenotare attentamente gli hotel/b&b: non avevamo particolari prerogative o esigenze. Sicuramente dormire insieme ci ha facilitato in due passaggi: 1) ha fortificato i rapporti 2) ha fatto si che si potesse risparmiare prenotando una tripla invece che una doppia ed una singola.
- Noleggiare un’auto: la regola numero 1 era di star comodi durante il tragitto. La mia idea era quella di noleggiare un SUV che fosse spazioso e ci garantisse comunque tranquillità. Provai a noleggiarne uno con cambio automatico ma costava più dell’auto stessa. In soldoni: l’auto ci è costata circa 500€, se avessi voluto un’auto di un segmento inferiore avremmo dovuto pagare un supplemento di 800€. Per cui, ho optato per il cambio manuale, nonostante tutti sconsigliassero. La guida a sinistra è particolare ma di questo ve ne parlerò dopo.
Non potevo minimamente immaginare cosa aspettarmi da questo viaggio. Una modalità di viaggio che ho intrapreso in passato ma in circostanze differenti: ero in gruppo (giornalisti o agenti di viaggio) oppure ero in solitaria (il mio viaggio in Lapponia è un esempio pratico). In più, ma non da meno, non conoscevo minimamente Linda (mai incontrata nemmeno per caso) ed avevo visto soltanto due volte Ylenia (di cui l’ultima 3 anni fa circa) ma non abbiamo mai smesso di messaggiarci. Viaggiatori-Sognatori romantici. Dovevamo però dividere spazi, camera e momenti. Per ultimo avevo la responsabilità di dover guidare. L’idea inizialmente era quella di dividerci i kilometri da percorrere. Inizialmente appunto.
Ci aspettavano circa 1200km in 6 notti e 7 giorni.
Questo racconto non sarà una descrizione puntigliosa di tutte le tappe né tantomeno una guida turistica. Proverò a darvi qualche spunto ed idea per un viaggio che state organizzando in Irlanda, ho provato a segnarmi anche alcuni dei punti in cui abbiamo mangiato che mi sono rimasti particolarmente in mente. Principalmente vorrei che foste concentrati sul racconto in sé piuttosto che sui consigli di viaggio che, seppur utili, sono disponibili ovunque nel web. Un racconto corredato da foto, tante foto, che ci hanno accompagnato durante tutto il tragitto. A tal proposito abbiamo messo a disposizione, gratis, i presets utilizzati per questo viaggio. Presets per Lightroom disponibili sia in versione mobile che desktop.
SCARICA GRATIS I PRESETS SUL MIO SHOP!
Utilizza il codice sconto: IRE21 per riceverli gratuitamente (solo per i primi 200).
Apriamo le danze.
Non era niente di programmato da tempo, è stata una scelta presa anche dall’entusiasmo di voler ripartire. Eppure il viaggio in Irlanda è stato tanto voluto quanto sentito. Non conoscevo affatto le mie due compagne di viaggio, ero totalmente ignaro di ciò che mi aspettava, così come per Ylenia e Linda.
PRIMO GIORNO
L’avventura inizia ben presto, sin dal primo giorno (prima serata a dire il vero) in aeroporto a Dublino.
Freddo massacrante in aereo, aria condizionata sparata a più non posso e temperature appena uscito dall’aereo decisamente piacevoli rispetto al caldo africano che avevo lasciato in Italia.
Io partivo da Roma (da Ciampino), leggermente in anticipo rispetto a Linda ed Ylenia che partivano dall’aeroporto di Capodichino (NA). Per cui ho aspettato almeno un’oretta. Il problema principale è stato il notevole ritardo nell’aspettare il bagaglio di Linda ed Ylenia, mentre io mi sono anticipato per prendere l’auto a noleggio. Era un orario molto particolare, siccome io arrivavo alle ore 23:30. Il tempo di aspettare il mio bagaglio ed ero fuori dal gate alle 00:15.
Orario abbastanza scomodo in quanto tutto chiuso e per giunta, anche il primo desk della Hertz (compagnia con il quale abbiamo noleggiato l’auto) per cui la prima impresa è stata quella di capire dove fosse il desk aperto (aspettavano solo noi!).
Una volta trovato il desk e provato a recuperare un’auto con il cambio automatico, invano, ho avuto finalmente le chiavi della nostra Peugeot 3008. La nostra compagna di viaggio.
Giusto un appunto sull’auto a noleggio: purtroppo i noleggi di auto a cambio automatico, specie nei paesi del Regno Unito, e non solo, dove la guida è a sinistra, tendono ad alzare tantissimo i prezzi. Esempio pratico: l’auto a noi, per 6 notti, è costata sui 500€. Se avessimo voluto l’auto a cambio automatico, avremmo dovuto aggiungere 800€. Ah, ed occhio se si va in Irlanda del Nord, paese in cui l’assicurazione ordinaria non è valida, infatti abbiamo dovuto pagare un supplemento.
La notte era lunga e fatte le dovute conoscenze e presentazioni con Linda ed Ylenia (che come carramba che sorpresa compaiono mentre le aspettavo su di una panchina in un aeroporto deserto!). Ci scambiamo un abbraccio di conoscenza, quell’imbarazzo giusto. Probabilmente ignari del fatto che da lì ad un’ora ci saremmo ritrovati ancora al desk perché non riuscivamo a trovare l’auto. Un parcheggio fatto di circa 8 piani, un’informazione al volo ed un mio primo approccio agli irlandesi che, credetemi, parlano un inglese stranissimo. In più sulla ricevuta c’era una scritta ambigua di una lettera associata ad un numero. Inizia quindi il rebus.
Pioveva e c’era anche molto vento, alcuni settori del parcheggio erano completamente scoperti e le valigie (specie quelle di Linda ed Ylenia!) erano super pesanti. Valigie che contenevano vestiti, scarpe e cianfrusaglie utili per almeno 2 mesi di viaggio.
Dopo circa 1 ora di giri tra ascensori, scale e piani, riusciamo a trovare la nostra bellissima 3008. Sorprendentemente pulita, nuova e super comoda per il nostro viaggio. Erano ormai le 2:00 e ci saremmo dovuti sorbire circa 1 ora e 30 minuti di viaggio. Fu quello il mio primo approccio alla guida in Irlanda. Avevo già guidato a sinistra per il mio viaggio alle Seychelles ma in quell’occasione fu una vacanza in cui l’auto era utile ma il giusto.
Probabilmente l’aver guidato sin da subito in autostrada e di notte, mi ha permesso di percorrere i primi km concentrandomi maggiormente senza grossi pensieri di traffico. E sono sincero: mi ci sono trovato sin da subito. Il mio consiglio è quello di approcciare con il massimo dell’attenzione ragionando sempre prima di prendere qualsiasi decisione.
Ci ritrovammo in una sorta di fattoria in cui avevamo fittato una casetta, dove abbiamo dormito circa 4 ore. Non so per quale motivo avevo prenotato una casa con un solo letto matrimoniale, così ho dormito sul divano la mia prima notte.
Dove abbiamo soggiornato: Greenvale Cabins.
SECONDO GIORNO
Il risveglio non è stato dei migliori: schiena a pezzi e galli che cantavano a squarciagola.
Niente a colazione. Avevamo fretta di partire ma durante il tragitto riusciamo a fare una piccola sosta in una caffetteria molto carina dove ci ricarichiamo e ripartiamo.
Dove abbiamo fatto colazione: Gather and Brew sulla Forkill Road.
Il tempo non era dei migliori, anzi. Il programma diceva chiaramente che avremmo dovuto fare una sorta di trekking su di una montagna per poi ritrovarci un lago come sfondo del paesaggio. Pioveva a dirotto decidemmo di aspettare che finisse girando in auto e godendoci il paesaggio.
Il primo impatto con il paesaggio irlandese fu veramente super positivo. Era esattamente come l’avevo immaginato. Strade scorrevoli, strette al punto giusto: una corsia ad andare ed un’altra a venire. Niente più. Verde ovunque, alberi che costeggiavano ed infinite praterie contornate da colline.
Il rapporto con le due ladies andava man mano a scontornarsi così da scoprire entrambe le personalità. Era un viaggio completamente sconosciuto per tutti e tre, non sapevamo esattamente cosa ci aspettava da lì a poco e le tante ore da trascorrere in auto potevano essere un problema. Così come la condivisione degli spazi: per ovvi motivi abbiamo sempre prenotato triple o b&b per tre persone. Per cui poteva contenere alcuni presagi difficili questo viaggio. Approfittavamo dei tempi insieme per chiacchiere lunghe e conoscenza che man mano diventava sempre più profonda: dai discorsi più frivoli ai quelli più profondi come l’amore, il lavoro, le passioni.
La sosta alle pendici della piccola montagna riuscimmo a farla dopo aver trascorso un’oretta in auto a girovagare nel nulla. Le Mourne Mountains furono la prima tappa del nostro viaggio.
Ci attrezzammo e ci vestimmo, secondo il nostro parere, in maniera consona al tipo di attività che stavamo per intraprendere. Il terreno era molto bagnato e le buche erano veramente tante. Dopo solo alcuni metri ci ritrovammo completamente invasi dal fango su tutte le scarpe (scarpe assolutamente non adatte!), dopo un po’ di cammino riusciamo a raggiungere un punto tale da consentirci una piccola sosta per qualche scatto. Di lì a poco però ha iniziato a piovere. Il terreno molto scivoloso e fangoso non ci aiutava nella discesa e dopo qualche piccolo sclero di Linda, riusciamo in qualche modo a raggiungere nuovamente il parcheggio orientandoci con un piccolo fiume che ci costeggiava a lato ed a rintanarci quindi in auto. Eravamo completamente zuppi d’acqua, dalla testa ai piedi. C’era molto vento, freddo ed avevamo preso un bel po’ d’acqua. Riusciamo comunque a darci un tono e a ripartire. Felici.
Erano sensazioni giuste, si delineavano man mano alcuni aspetti caratteriali che venivano fuori.
Ma tant’è: “se siamo arrivati fino a qui, perché spaventarsi per il tempo inclemente?” Dicevamo.
Non ho mai desiderato compagnia nei miei viaggi, anzi.
Spesso quando viaggio in gruppo sento sempre di dare meno di quanto potrei. E non è un discorso fotografico. Sento di non essere libero abbastanza, quasi un limite. Eppure…
La seconda tappa era Belfast, la prima grande città (una delle poche) di tutto il viaggio. Soggiorniamo al Marriot, situato abbastanza vicino al centro che ci consente quindi con un piacevole passeggiata di raggiungere le attrazioni principali. La città ci sta stretta. Pranziamo al Robinson Bar: carne stufata, fish & chips, salmone e patatine. Quest’ultime una costante di tutti i nostri pasti.
Avverto sensazioni di vissuto.
Belfast è il capoluogo dell’Irlanda del Nord. Quest’ultima spesso considerata una semplice regione del Regno Unito. Da queste parti che si sono svolti i troubles, gli scontri tra i ribelli che sostenevano la Corona d’Inghilterra e i protestanti. A ricordare quei tristi anni sono rimasti i murales, circa 200, che raffigurano scene di guerriglia urbana e gli eroi-martiri della patria, ma anche segni evidenti di proiettili sulle facciate dei palazzi. Tutt’oggi il quartiere cattolico è separato da quello protestante da un altissimo muro di 8 metri, anch’esso decorato con murales. La strada che divide i due quartieri è praticamente deserta, se non fosse per i bus e i taxi neri che trasportano i turisti a visitare questa zona, ancora spettrale, della città.
Non siamo rimasti colpiti da qualcosa in particolare di Belfast ma era tangibile la sensazione di ritrovarsi in una grande città, spesso oggetto di scontri e tumulti interni. La città è abbastanza vuota ed i negozi sono quasi tutti chiusi (era domenica!), ceniamo al The Crown Liquor (una tappa fondamentale).
TERZO GIORNO
Ci siamo risvegliati completamente stanchi, a parte la voce di Ylenia che ci invita ad alzarci e a metterci in moto. Ci aspettavano un po’ di km. Km che non sono mai stati tanti, ne avevamo bisogno ed il viaggio ci dava quella giusta carica per affrontare il successivo tragitto. Non eravamo delusi dal Belfast ma cercavamo tutt’altro dal viaggio, era una tappa da fare ma da lasciare alle spalle.
La prossima tappa distava circa 2 ore di tragitto. Colazione a Bellymoney con una piccola deviazione ci godiamo questo piccolo centro. Ground Espresso Bar è la caffetteria selezionata, come sempre, casualmente e siamo super fortunati. Forse solo bravi selezionatori 😀
Il Rope Bridge è un ponte sospeso che però è chiuso a causa della pandemia onde evitare assembramenti. Eravamo praticamente da soli in un luogo da urlo. Ci fermiamo un po’ di tempo per scattare foto. Pace, paesaggio tipico irlandese con il verde alle spalle in contrasto con il blu del mare. Siamo al tempo stesso fortunati perché siamo soli e ci godiamo ogni piccolo istante di pace. C’è una sola ragazza che controlla le auto al parcheggio (gratuito ma che volendo si può lasciare una donazione a sostegno del sito turistico), per cui siamo veramente soli.
Ci dirigemmo al Dark Edges, un viale che definirei romantico. Il luogo è suggestivo: sembra di ritrovarsi in un tunnel, con ai lati i faggi intrecciati piantati nel XVIII secolo. Qui ritroviamo un po’ di persone curiose ed è la prima volta che incrociamo turisti. Scopriamo così un posto all’aperto, godendoci quindi la bellissima giornata ed il clima super piacevole, dove pranziamo: The Bushmills Inn.
Il tramonto lo trascorriamo al Giants Causeway. Esattamente qui ci godiamo un tramonto mozzafiato. Di paesaggi più belli ne ho visti nella mia vita eppure ci godemmo ogni singolo istante di quell’osservare l’imbrunire. Scattammo un po’ di foto ma al tempo stesso ci rilassammo alla vista. Turistico ma non affollato. Probabilmente il viaggio è capitato in un periodo in cui si ricominciava lentamente a viaggiare e quindi le invasioni turistiche erano ben lontane. La sensazione di ritrovarsi in un posto sconfinato è una sensazione che spesso abbiamo provato perché l’Irlanda è così.
C’eravamo noi, con pochi turisti che sporgono il capo, e c’è madre natura, in tutto il suo splendore.
Era esattamente questo che cercavamo, il trovare altri sapori, emozioni diverse, il vedere e non vedere, l’osare e degli occhi, diversi.
Non volevamo l’Italia delle estati chiassose od il facile pensiero nei rifugi di qualche spiaggia della Sardegna a squagliarsi tra oli solari e sudori.
Soggiorniamo al Carnside Guesthouse. Ritrovammo la stessa signora che ci diede il ticket del parcheggio al Giants Causeway. Completamente trasformata: al parcheggio era gentilissima, al B&B invece scorbutica senza motivo non riconoscendoci nemmeno. La cena saltò clamorosamente perché lì alle 21:30 ormai erano tutti chiusi, eccezion fatta per un market che chiudeva alle 22:00. Rimediammo del pancarrè con del prosciutto e formaggio, Linda optò per un gelato. Così dal nulla, nonostante il freschetto.
Durante tutti i soggiorni sono stato il primo a crollare la sera, i viaggi in auto mi rilassavano ma al tempo stesso stancavano tanto. Mentalmente restare sempre super attento e vigile alla guida a sinistra era il mio unico pensiero durante la guida.
Quella sera però osservammo anche il cielo irlandese più bello che ci potesse mai capitare.
QUARTO GIORNO
Era giunto il momento di affrontare uno dei tragitti più lunghi: da Giants Causeways avremmo raggiunto a breve (con le dovute tappe) la città di Galway, città portuale sulla costa occidentale dell’Irlanda.
4 ore di auto e ci siamo ritrovati presto scenari completamente diversi da quelli visti sul versante orientale e settentrionale. Sligo è stata la prima tappa, dopo qualche sosta per sgranchire le gambe. Ci siamo goduti del tempo nei paraggi di Sligo, atmosfere da film e scenari veramente d’ispirazione. Abbiamo girato parecchi video e fatto un bel po’ di foto. Le strade e gli scenari erano d’ispirazione ed era impossibile non concedersi delle pause, ad ogni scorcio.
Pranzo da Hooked vicino Sligo. Ovviamente cibo locale e patate, sempre.
La seconda tappa dopo Sligo, da programma sarebbe dovuta essere Westport. Una deviazione che abbiamo evitato in quanto avevamo in mente di scendere fin giù a Cobh. Dún Briste Sea Stack era la prossima tappa ed avendo un po’ di tempo a disposizione ci siamo concessi un pomeriggio fino al tramonto. Ci siamo goduti il tempo ed il momento. Si tratta di una riserva naturale che si raggiungere, dopo aver parcheggiato, con una piacevolissima passeggiata. Ci siamo ritrovati poi su di una scogliera immensa e verde che affacciava sul mare con una vista mozzafiato. La famosa roccia in mare ha qualcosa di magico ed un po’ racchiude ciò che l’Irlanda offre.
Mare sulle scogliere, noi seduti sul prato.
Spesso e volentieri durante le soste che davano sul mare con scogliere alte, il paesaggio si prestava senza alcun dubbio al senso di qualcosa che scompariva.
La notte la trascorremmo a Galway. Oggi una città che rappresenta un approdo sicuro, un tempo era il porto da cui partivano le navi degli emigranti, destinate chissà dove.
Stranamente ci ritrovammo in una città viva, strapiena di pub e di ragazzini vivaci che nel centro della piazza principale di Galway si divertivano con la classica birra irlandese, immancabile. Prendemmo qualcosa per cena, difficile anche trovare delle cucine aperte alle 22, ce la cavammo anche stavolta.
La prima cosa che si nota nel centro di Galway è la statua di Oscar Wilde, un chiaro segno pacificatore verso un personaggio nonché cittadino irlandese che seppe farsi strada nel mondo, ma dovette pagare per la propria diversità. Una statua messa in un angolo su di una panchina, come se facesse parte del popolo e come se si potessero scambiare quattro chiacchiere con lui.
QUINTO GIORNO
Chiacchiere, racconti e pensieri che ci scambiammo sempre. In ogni momento, Ylenia e Linda ormai avevano completamente abbattuto quel muro di timidezza (o meglio ancora, di timore). Avevamo la più limpida e sincera complicità, ed era fantastico.
Arriviamo alle Cliffs of Moher mentre le nuvole si muovevano ad un’andatura folle, spinte dal forte vento e della necessità, forse, di dover mostrare come i colori possano cambiare, così come le cose e le persone.
Il viaggio d’altronde è anche questo.
Cambiamento.
Le Cliffs of Moher sono questo, sono un “oh” collettivo. Dopo aver parcheggiato in un’area privata, dopo aver risalito una scalinata neanche troppo ripida, superando il centro di accoglienza scavato nella roccia, ci ritroviamo davanti in uno dei tanti luoghi del mondo immersi nel tempo, ma divenuti ahimè uno dei tanti posti turistici.
Ebbi il coraggio di far volare il drone.
Le Cliffs sono un luogo d’incanto. Fummo fortunati, eravamo veramente 10 persone contate quel giorno, sulle scogliere. Tant’è che al tramonto eravamo rimasti da soli a rientrare verso l’auto. Paesaggio mistico che ci dona tanta serenità e tranquillità, una sensazione difficile anche da spiegare. Andrebbe vissuta, lentamente.
Successivamente decidemmo di fare una leggera follia: deviazione verso il sud dell’Irlanda per visitare Cobh, una piccola cittadina vicino la più famosa Cork. Una piccola tappa che è valsa la pena.
Appena dopo pranzo però avevamo l’ultima grande traversata che ci avrebbe portati esattamente sull’altra costa (quella orientale) dell’Irlanda. Decidemmo di soggiornare in un b&b decisamente sui degeneris. Aveva un fascino antico, situato in una sorta di ambientazione boschiva e sapeva d’altri tempi. Il proprietario super gentile e accomodante, con tanti cani all’ingresso super festosi ci accolsero come in un film. L’entrata lungo il vialone principale era costeggiato da folti alberi che ne chiudevano la vista del cielo.
Un soggiorno fantastico, avremmo trascorso tranquillamente un’altra nottata lì ma il dovere ci chiamava. Dublino ci chiamava.
SESTO GIORNO
La partenza per Dublino la prendemmo con calma, nonostante un piccolo tentativo di raggiungere il famigerato lago Ouler. Miseramente fallito a causa delle avverse condizioni meteo ed anche dell’attrezzatura da trekking che praticamente non avevamo.
La consegna dell’auto era prevista esattamente il penultimo giorno in quanto poi ci saremmo diretti a Dublino con Uber senza doverci preoccupare dell’auto. Dublino è molto piccola e tutta super concentrata al centro.
L’ho ritrovata cambiata, direi stravolta. Il Covid l’ha decisamente cambiata.
Non c’era alcuna traccia di folklore irlandese nei tipici locali di Temple Bar, per giunta il famigerato locale era chiuso. Incredibile. Un po’ di nostalgia nonostante quel tipo di situazioni non sarà mai più replicabile.
Facemmo dunque un giro al centro. Niente di particolarmente entusiasmante, già all’epoca Dublino mi colpì poco. Più di un giorno o due diventa noiosa. Non è la mia città.
SETTIMO GIORNO
Piccola colazione in quel di Dublino, per quella mattinata decidemmo ognuno per sé cosa fare. Io preferì fare una piccola sosta in una caffetteria e mettere in ordine un po’ di materiale fotografico. In più piovigginava (classico irlandese) così passeggiando mi diressi in centro per qualche regalino (a me stesso!).
Ci dirigemmo in aeroporto in tarda mattinata con Uber, super comodo. Una volta giunti al check-in mi accorsi di non avere il passaporto con me. Rassegnatomi di averlo perso ma non avendo con me, se non la copia cartacea, alcun documento iniziai a pensare dove avrei potuto perderlo.
Decidemmo di chiamare in hotel per far fare un controllo in stanza. Era lì.
Chiamai subito un Uber a volo e tornai in hotel. Hotel che distava circa 40 minuti di auto, 30′ se avessimo preso una sorta di superstrada veloce (a pagamento). Capita la situazione l’autista mi consigli, ovviamente, la strada più veloce per non perdere l’aereo. Mi avrebbe poi aspettato sotto l’hotel e saremmo poi ripartiti per l’aeroporto di nuovo.
Il mio passaporto era salvo ed anche il mio volo. Effettuo tutti i controlli del caso e sono in aereo, in perfetto orario.
Il nostro viaggio dunque è terminato a Dublino, il punto d’arrivo ed anche quello di partenza. Come nel 1904 ha avuto luogo una delle avventure all’apparenza più semplici che la letteratura ricordi, quella di Bloom nell’Ulisse di James Joyce.
——
Durante questo on the road in Irlanda con Ylenia e Linda ho conosciuto posti, persone e fatti. C’è stato un qualcosa di mistico che ha rapito la mia attenzione. Le loro vite si sono intrecciate casualmente con la mia ed è stato come quel vento forte che continuamente fa infrangere le onde sulle altissime scogliere irlandesi. Un continuo salire e scendere di emozioni, di tramonti e di ripartenze. Hanno creato un turbinio di sensazioni che difficilmente dimenticherò.
Giungere in Irlanda è stato un premio per chi come me l’ha desiderato tanto. E farlo con Ylenia e Linda ha avuto un sapore speciale, come speciali sono le due ladies che mi hanno accompagnato.
Al prossimo on the road.
Dal 14 luglio non solo sono più ricco, come lo sono sempre dopo ogni viaggio, ma ho il cuore pieno ed i ricordi sempre nitidi.