Sveglia 5:30.
Ho il treno alle 6:50.
Partenza per Bolzano e coincidenza per Bressanone.
Il viaggio mi da’ un leggero tormento che non mi fa chiudere occhio, nonostante la stanchezza dovuta alla serata precedente. In più il raffreddore non mi concede tregua.
Il tempo trascorre velocemente, studio un po’ di appunti (quelli del buon Giuseppe Piserchia), leggo qualche quotidiano e scrivo. Amo scrivere quando sono in viaggio e durante le attese (in particolare quelle dell’aereo) sono iper produttivo.
Sento la pressione di dover produrre, come al solito, contenuti che siano all’altezza.
La destinazione è molto particolare, al My Arbor non ci sono mai stato ma l’ho sempre visto dalle foto e mi è sembrato sin da subito ideale per una fuga in montagna.
Voglio cambiare il mio modo di produrre contenuti ed offrire qualcosa di diverso: dare una chance al video (in basso trovate il video dell’interno weekend!). Approfitto del mio weekend a Bressanone.
Non porto con me una valigia gigante per l’abbigliamento da neve, non ho tantissimo, anzi praticamente nulla. Così ho dovuto comprare alcuni capi e ultimamente il mio amore per lo shopping mi aiuta a prenderne alcuni davvero belli!
Del My Arbor conosco praticamente tutte le foto presenti su Instagram, l’ho spesso osservato anche nelle storie e mi sembrava un paradiso.
Arrivo verso ora di pranzo e ci fermiamo in un ristorante dove ci deliziano di cibo locale.
Finalmente ci accompagnano al My Arbor.
Ogni aspettativa è ripagata a dovere.
La stanza è è accogliente ed ha una vista assurda (trovate alcune storie in evidenza sul mio profilo Instagram). Oltre al letto super gigante, particolare è la zona relax, dove vicino la vetrata che da’ sulla valle c’è un materasso con alcuni cuscini per rilassarti con vista!
Il gruppo è formato da 6 giornalisti, la PR (Vanessa) ed io.
Nel tardo pomeriggio inizia la vera avventura a Bressanone. Ci rechiamo sulla pista della Plose (andiamo in auto ma è raggiungibile anche a piedi) per una discesa con lo slittino.
Le prove con il maestro non mi rassicurano, sembra tutto molto complicato specie nelle curve.
La pista è stupenda e super adrenalinica.
Non avevo mai utilizzato slittini così professionali e contro ogni mia aspettativa si rivela un’esperienza incredibile. L’atmosfera è unica, la discesa è abbastanza agevole, anche se in alcuni tratti bisogna prestare attenzione. Specie nelle curve che danno poi a dirupi.
Circa 10km di discesa tra curve, alberi da un lato e dall’altro il nulla. Il buio attorno ma la pista illuminata, dettava il percorso senza bisogno di orientamenti particolari (altrimenti mi sarei perso facilmente!).
Scendere è più facile del solito anche se bisogna prestare attenzione quando si prende troppa velocità! In più mi diverte tantissimo fare frenate con derapate degne dei migliori record mondiali di slittino.
A cena ci rechiamo in un rifugio. Atmosfera particolare con tutto il buio fuori che lo circonda. Il cielo non è limpidissimo ma il contesto è degno di nota: montagne a lato ed il silenzio, con il freddo ad accompagnarlo (come piace a me!).
Quello che mi aspetta il giorno seguente ha dell’epico.
Alla domanda: “Gianluca ti va di sciare?”
“Senza alcun dubbio, ovvio che mi va di sciare”
Avevo sciato in precedenza 3-4 volte ma alla tenera età di 10 anni (insomma 20 anni prima). Pensavo alla bella esperienza di quando fanciullo, mi divertivo in zona abruzzese con il maestro a fare lo spazzaneve.
Riesco ad indossare gli scarponi da sci, sembro un robot. Completamente in panne, non riesco a camminare e per giunta mi limita tantissimo quando devo salire o scendere le scale. Numero 45,5 sembra di avere gli scii senza averli.
Ma è tutto nella norma, dicono.
Mi consegnano anche i bastoncini da sci, che si riveleranno una sorta di condanna per me. Vi spiego avanti.
Conosco Andrea, il maestro che mi affidano per quest’intera giornata.
Si rivelerà l’eroe del giorno.
Aspettate un secondo.
Le perplessità sulla mia buona riuscita si fanno vive da subito, mentre salivamo su in altezza (2500 mt) mi viene il dubbio: “Andrea scusami ma dobbiamo scendere tutto sciando?”.
Andrea: “Beh Gianluca mi sembra ovvio, no?”
La discesa, amici miei, è ASSURDA. Vedo persone che sciano e sfrecciano che nemmeno il buon Alberto Tomba. Circa 25 minuti di salita e domande perplesse ad Andrea.
Per giunta ai lati completamente il vuoto.
Conosco Elisa, un’amica di Andrea, che pratica però snowboard. Ecco quello mi fa paura a prescindere, lei però mi rassicura dicendomi che sciare è molto più difficile per certi versi.
Non riesco a concentrarmi su quello che dicono, guardo la pista sotto i miei piedi.
Insomma la mistica esperienza sta per iniziare.
Scendiamo dalla cabinovia e ci portiamo all’ingresso della pista.
Andrea: “Tranquillo Gianluca appena scendi dalla cabinovia e ti porti sulla pista, ricorderai subito come si scia ed andrai naturale”.
Le ultime parole famose.
Andrea però si accorge subito delle mie (in)capacità. All’ingresso devo portarmi alle sbarre di ferro per poi lanciarmi verso la valle. Il problema è che si sale un po’ ed ecco che inizio ininterrottamente ad andare verso dietro e caddi subito ma niente di preoccupante. Ci sta tutto!
Andrea si rende subito conto che di fronte ha il più impacciato degli sciatori improvvisati ma è fiducioso.
Mi dirigo verso la valle a tutta velocità, non sapendo minimamente come girare. Sembro uno sciatore serio, mi accorgo però sin da subito del pericolo, così freno (almeno quello so farlo).
I primi tratti della pista sono abbastanza semplici, larga quanto basta e discese poco ripide. Imparo a svoltare a destra, a sinistra ho qualche difficoltà. Non chiedetemi il perché.
Il mio problema si palesa sin da subito: la mia coordinazione. Sembra di essere su un campo colmo di sapone e di scivolare anche solo da fermo.
Imparato a svoltare, su di una superficie piana. Andrea mi dice di provare a scendere lentamente e di svoltare alla prima curva.
Dunque la mia prima curva si conclude con un grido di Andrea:
“Lasciati andare a terraaaaaaaa”.
Capisco subito che se non mi fossi lasciato andare probabilmente avrei visto la valle prima del previsto, volando.
Andrea decide quindi che è arrivato il momento di ricorrere al suo asso nella manica e signori e signore: inizia a sciare al contrario tenendo me davanti a lui. Mi dice di posare i bastoncini (li prese lui) e di coordinarmi solo con le gambe e le braccia.
Ancora oggi non capisco come facesse a scendere al contrario con una facilità assurda. “Gianluca sono un maestro mica a caso”, aveva ragione.
Pausa aperitivo, altra piccola discesa e diretti a pranzo in un rifugio in altezza.
Convinto che di lì a poco sarebbe stata una passeggiata. Nulla di tutto ciò.
Entriamo al rifugio per pranzare, ne usciamo strapieni e con almeno 2kg a testa in più. Il clamore lo avvertiamo proprio uscendo, una bufera di neve. E chi l’aveva mai vista.
Non si può sciare in pista tranquillamente, tant’è che non c’è nessuno. Andrea quindi disegna un percorso per evitare pericoli. Non si vede nulla ad 1 metro di distanza.
Ci avviamo lenti verso la valle, scendendo lentamente. Andrea scia sempre al contrario ma io non avendo gli occhiali, vedo veramente poco perché mi entra neve e acqua ovunque.
Facendo noi da testa al gruppo, scendiamo per primi. Non vediamo che la pista non è regolare ed infatti saltiamo completamente senza accorgercene. Andrea, non so come, riesce a mantenersi in piedi. Ovviamente io rotolo e finisco a terra dopo un piccolo volo di 1 metro e mezzo.
Gli amici di viaggio restano illesi ma mi chiamano “Eroe”.
Insomma una soddisfazione.
Rientriamo in hotel, abbiamo la cena al My Arbor e ci deliziamo di un menù fantastico. Oltre ad un buffet di dolci super.
Il mattino seguente facciamo una lunga passeggiata panoramica. Difficilmente ho camminato ammirando panorami così belli.
Sogno la montagna da tantissimo, sento che mi appartiene nonostante non ci sia mai andato sinora. Il My Arbor mi ha dato la possibilità di approcciarmi a questo tipo di esperienza e ne sono soddisfatto, conto di tornarci presto. Magari d’estate e in inverno di nuovo, per sciare nuovamente.