C’è chi la chiama street photography e chi ritratto di strada, ma questa è la foto che tanto desideravo fare.

Sono spesso contrario ai dogmi imposti da non so chi nel mondo delle istantanee, la fotografia è l’espressione più libera ed astratta, ma al contempo concreta, che da pochi anni ha invaso la mia vita. Come ben sapete, mi piace la fotografia di strada, spesso faccio ritratti di strada, aiutato anche dal teleobiettivo che mi ritrovo. La street photography fa parte di ogni mia uscita, portandomi quasi sempre la fotocamera al seguito riesco a scattare fotografie in giro. Ho letto manuali, libri e mi sono confrontato con chi, a detta di molti, è più esperto in questo particolare genere fotografico.

Un genere fotografico che impone determinate restrizioni, o quanto meno per essere etichettato tale una fotografia deve rispettare una sorta di regole. Una di esse è quella di ritrarre il soggetto in un determinato contesto senza quindi escluderlo da cosa lo circonda. In parole povere, usare un obiettivo grandangolare è l’ideale, in quanto ti consente di dare maggior risalto soprattutto a tutto ciò che c’è intorno.

Una seconda regola è quella di “ritrovarsi fra la gente”, vivere il luogo e sentirsi parte di una città per estrapolare al meglio emozioni, sensazioni e sentimenti di strada. In questo caso ovviamente il grandangolare ci viene in supporto, in quanto lo spazio ridotto ci consente di scattare comunque riprendendo il soggetto (o i soggetti) contestualizzandolo nonostante la minima distanza da esso.

Benissimo, direte: e quella fotografia cosa c’entra?

La fotografia in questione è stata scattata a Bruxelles, in occasione di un viaggio fatto a Giugno 2016, ed è tutto ciò che la street photography non è. È sicuramente una fotografia di strada, non studiata, istantanea. Ma ho violato senz’altro le due regole sopra citate: ho scattato infatti con un teleobiettivo (200mm) ed ero, nonostante l’inquadratura frontale, molto – non esageratamente – distante dal soggetto. Infine non è stata per niente contestualizzata, in quanto l’intero sfondo è sfocato, avendo il solo soggetto in primo piano a fuoco.

Rincorrevo una foto del genere da tanto, non che seguissi soggetti simili ogni qual volta che li avvistassi però… Era una di quelle fotografie che desideravo fare: ragazza di origini orientali ed uno sguardo che sembra perso in chissà quale pensiero. Non potevo farmela sfuggire, dopo un primo scatto fuori fuoco, ne feci subito un altro ed ecco il risultato.

Rientrato in ostello, non avendo un computer a disposizione non guardai subito le foto scattate in quella giornata. Di ritorno a casa, dopo circa 15 giorni, tra le varie scheda di memoria, ritrovai lei. Il mio scatto, quello tanto sognato.